Tchaikovsky Peter Ilyich

(1840-1893)

Io mi ritengo legato ad una precisa tematica, quella della decadenza, dello sfascio, della crisi dei valori così come essa si manifesta fra il secolo scorso e questo.  E’ una tematica che mi interessa moltissimo.

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MI ATTIRA LA TEMATICA DELLA CRISI DEI VALORI

TAORMINA ARTE ‘89

C’è modo, per i  direttori d’orchestra, di  non subire gli  effetti nefasti di questa sorta di rivoluzione in senso imprenditoriale del  loro ruolo, o ormai il destino è segnato?

Ogni direttore, soprattutto nei paesi anglosassoni dove non si parla di impiego statale, di pensione, eccetera, deve essere un manager; in quei paesi il sistema è basato sulla competizione, è un sistema essenzialmente privato, dunque un certo spirito imprenditoriale è necessario. Però bisogna, dall’altra parte, stare attenti a non soffocare con questo gli intenti musicali. Si finirebbe come Re Mida che, trasformando ogni cosa in oro, rendeva inutilizzabile perfino il pane e l’acqua. Dirigere oggi non equivale a fare di tutto; secondo me bisogna darsi all’approfondimento di alcuni settori. Io cerco di insistere sempre sul fatto che è necessario dare voce al proprio substrato culturale: il direttore ha il compito di mediare cultura, ossia di presentare una propria presa di posizione rispetto al mondo. Mi piace ricordare Karajan come un direttore legato ad un particolare repertorio, Strauss per esempio, lo Strauss del “Rosenkavalier”, ma anche Wagner; certo, le sue interpretazioni erano caratterizzate da un’angolatura jugendstil, ma è così che va ricordato.

Crede nei direttori che nascono per caso, perché un’ora prima del concerto il vero direttore si è azzoppato e l’oscuro strumentalista si offre di salvare la serata?

In un certo senso può esserci un direttore che nasce per un’intuizione, per la natura quasi medianica, l’istinto (è il caso di Ferrara, in ltalia); ma sono casi molto rari. Dietro il buon direttore c’è sempre molto lavoro, e poca -. anzi per nulla – improvvisazione.

Lei ha preso una posizione molto precisa, e dura, nei confronti dell’Orchestra di Santa Cecilia. E’ una posizione che coinvolge  in generale tutte le orchestre italiane? Qual è il virus che impedisce loro  di-entrare nella ribalta internazionale?

Qualche tempo fa ho lavorato a Venezia, alla “Fenice”, per un “Parsifal” che poi è stato acclamato da tutti, compresa la stampa straniera. Io sono convinto che le orchestre italiane hanno la possibilità di fare bene, ma bisogna ristrutturare il contesto organizzativo nel quale esse operano. C’è insieme un eccesso di sindacalizzazione e un difetto di retribuzione, paradossalmente. Se si permettesse un effettivo accesso dell’iniziativa privata nel settore – agevolando fiscalmente le sovvenzioni private, per esempio- si garantirebbe una maggiore indipendenza ed una più concreta libertà: ci sarebbe, cioè, un minore controllo protezionistico da parte dello Stato; sappiamo tutti che qui ed oggi il garantismo è accoppiato generalmente al controllo politico.

Parliamo dl lei. Sta presentando a Taormina composizioni inconsuete, rispetto al repertorio che il pubblico è abituato a sentire dirigere… E’ un’estensione che prelude ad ulteriori allargamenti, o cos’altro?

Io mi ritengo legato ad una precisa tematica, quella della decadenza, dello sfascio, della crisi dei valori così come essa si manifesta fra il secolo scorso e questo.  E’ una tematica che mi interessa moltissimo. Si, stasera dirigo li “Patetica”, ma di Tchaikovsky non interpreto che la Quinta e questa sinfonia; è perché sono entrambe pervase da un senso di morte latente, solo in questo senso tocco questo repertorio. Anche Wagner rientra perfettamente in questa visione delle cose. Sono due i sensi in cui questa tematica si sviluppa: la mitologia, e l’esoterismo, quello scientifico, intendiamoci.

Compone ancora? Che cosa? E  chi esegue, oggi, le sue composizioni?

Boulez ha diretto he volte miei lavori. Per lui; che dirige molto poco, è tantissimo. In genere, però, io ho con le mie composizioni un rapporto di distanza, Ho comunque un progetto, scrivere dei lieder su testi di Georg Trackle, è un personaggio molto interessante, una figura complessa. Un poeta austriaco che già agli inizi del secolo mori suicida, per overdose Credo che la sua poesia rappresenti bene la crisi del passaggio tra i due secoli.

In questo senso, quali autori contemporanei potrebbero rientrare nella tematica della crisi, a lei così cara.

Nel prossimo futuro, eseguirò “Tarkowskij” di Luigi Nono, è un compositore che mi interessa moltissimo, lui sì, riflette il disagio della nostra epoca, non ha mai fatto compromessi con il potere, con le istituzioni, neanche con sé stesso.

 

di Michele Trimarchi