PORTO SCHöNBERG TRA I MITI D’EGITTO. SFORZARSI DI CAPIRE IL NOVECENTO, E IL ROCK

Ieri con la filarmonica della scala ha diretto lo struggente addio di Mahler alla vita su sei liriche cinesi.
Direttore mahleriano da sempre, Sinopoli è anche sostenitore convinto del repertorio del novecento, da Strauss alla Scuola viennese.

Se viene poco eseguita è per una ragione semantica: Schönberg o Berg usano codici diversi dalla tradizione e questo spiazza l’ascoltatore pigro, anche se preparato. Per avvicinarsi, bisogna mettersi in un’altra prospettiva, non aspettarsi conseguenzialità. Imparare a condividere con il compositore la rottura e la devianza degli schemi abituali. Tutto ciò richiede uno sforzo, forse inferiore per i giovani, smaniosi per natura di trasgressione. Lo spirito del rock non è in fondo molto diverso. Anche se il rock offre forme di aggregazione e comunione dimenticate della musica colta. Il concerto rock è l’ultimo rito di questa società. Dopo la dispersione di comunismo e cattolicesimo.

 In Giappone?

Una tournee fantastica che mi ha fatto capire quanto sia importante per quel paese la musica. Nella solo Tokio ci sono 50 sale da concerto, 20 di queste spettacolari. La più bella del mondo è quella di Fukoa, dove è stato ricreato il Musikverein di Vienna in versione più grande con una acustica fantastica. Cose per noi da fantascienza. In Italia la musica sinfonica da tempo langue. Le orchestre che le eseguono non sono più di 5 (a Berlino ce ne sono 7). Ma il vero problema è un altro, l’educazione musicale di base. Ci sono ragazzi che escono dal liceo senza sapere chi era Beethoven o Verdi. Un retaggio della cultura della destra hegeliana che, tra i vari linguaggi artistici, considerava la musica il meno importante. Tanti anni sono passati da quando Gentile era ministro dell’Educazione, ma poco è stato fatto.

 

da Il Corriere della Sera