Wagner
3h 16′ 14″
Placido Domingo (Tannhäuser)
Andreas Schmidt (Wolfram von Eschenbach)
William Pell (Walther von der Vogelweide)
Kurt Rydl (Biterolf)
Clemens Bieber (Heinrich der Schreiber)
Oskar Hillebandt (Reinmar von Zweter)
Cheryl Studer (Elisabeth, Nipote del Langravio)
Agnes Baltsa (Venus)
Barbara Bonney (Un giovane pastore)
Margaret Stobart, Jeanette Wilson, Ingrid Baier, Karen Shelby (Quattro paggi)
Chorus of the Royal Opera House, Covent Garden
Philharmonia Orchestra
Giuseppe Sinopoli, direttore
Registrazione: Watford Town Hall, London – aprile/giugno 1988 – studio
1° Edizione in LP DEUTSCHE GRAMMOPHON – 427 625-1 – (3 lp) – durata 71′ 13″ – 70′ 53″ – 54′ 08″ – (p) 1989 – Digitale
1° Edizione in CD DEUTSCHE GRAMMOPHON – 427 625-2 – (3 cd) – durata 71′ 13″ – 70′ 53″ – 54′ 08″ – (p) 1989 – Digitale DDD
Quello del Tannhauser è stato il primo spartito di un’opera wagneriana che ho comprato, quando ero giovinetto, da un rigattiere… Avevo sedici anni! Dietro a San Marco, a Venezia, trovai questo spartito usato. Amai subito talmente la musica di Wagner, da acquistare poco dopo anche la partitura del Tristano; e da non comperare, fino ai ventotto anni, nient’altro che opere tedesche.
Dopo di che tutto è seguito come da ragazzo non avrei mai osato sperare neppure nei miei sogni più sfacciati.
COSI’ NAUFRAGA IL VERDI
di Mya Tannenbaum
Corriere della Sera edizione romana
Come si spiega, maestro, questa sorta di <<fatalità wagneriana>>, che da un po’ fa da leitmotiv costante al suo lavoro?
Per alcuni è necessario essere italiani per poter dirigere Verdi come si deve, e ugualmente essere nati al di là delle Alpi per comprendere Wagner. Ma contano di più i legami culturali. Io ho una struttura mentale doppia: una legata al Sud dell’Italia, alla sua corrente umanistica; l’altra alle influenze mitteleuropee ereditate da mia madre, che era veneziana. A queste devo forse il mio amore per Wagner.
SINOPOLI VITA CON WAGNER
di Paolo Scotti
Il Giornale, 1 novembre 1989_ Incontro con il direttore che ha inciso Tannhauser con la Philarmonia Orchestra
È vero, come si dice, che una volta diretto Wagner, non si dirige più nulla allo stesso modo?
Wagner è un’ambizione, un desiderio, una materia armonica che pone continuamente problemi fra rappresentazione o semplice lettura delle musiche. Non avrei potuto incidere Tannhauser se non ne avessi prima diretto la rappresentazione teatrale in quanto la scenicità di Wagner è imponente e suggerisce un confronto continuo con la sua partitura che è il riflesso di una testualità drammatica piena di rimandi.
SINOPOLI HA INCISO IL <<SUO>> TANNHAUSER
Il Gazzettino, 1 novembre 1989