Verdi: Messa di Requiem

Verdi

Messa di Requiem

1h 25′ 34″

Requiem – Kyrie
8′ 59″

Dies irae
2′ 35″

Tuba mirum
3′ 17″

Liber scriptus
5′ 02″

Quid sum miser
3′ 55″

Rex tremendae
3′ 39″

Recordare
4′ 05″

Ingemisco
3′ 47″

Confutatis
5′ 18″

Lacrymosa
6′ 26″

Offertorio
10′ 20″

Sanctus
2′ 39″

Agnus Dei
5′ 37″

Lux aeterna
6′ 11″

Libera me
13′ 35″

Daniela Dessi, soprano
Elisabetta Fiorillo, mezzosoprano
Johan Botha, tenore
Roberto Scandiuzzi, basso
Chor der Sächsischen Staatsoper Dresden
Sinfoniechor Dresden
Staatskapelle Dresden
Giuseppe Sinopoli, direttore

Registrazione: Semperoper, Dresden – 13-14 febbraio 2001 – live

1° Edizione in CD BKL RECORDING – (senza sigla) – (2 cd) – durata 47′ 08″ – 38′ 33″ – (p) 2001 – Digitale DDD

Note
Ultima registrazione di Giuseppe Sinopoli.
L’edizione è fuori commercio.

PASSIONE SECONDO SINOPOLI

Requiem

Per il suo volume, le esigenze musicali ed il carattere, il Requiem oltrepassa l’ambito della messa ed è pensato per un grande pubblico in una sala da concerto. Ma ricordiamo: un compositore della statura di Giuseppe Verdi non si sarebbe impegnato in questo modo per un testo come quello del Requiem se non avesse sentito dentro di se il bisogno, l’urgenza di dire la sua parola. Verdì considerò il Cristianesimo il fondamento del suo modo di vedere la vita. Certamente non fu religioso nel senso dogmatico, né diede importanza agli insegnamenti della Chiesa, né mai rivelò tendenze bigotte o ascetiche (e non di rado la moglie Giuseppina glielo rimproverò!). Agire per lui fu sempre più importante delle professioni di fede. Ma nelle sue composizioni d’opera, alcune scene di preghiera, nella loro intensità, rivelano forse più che una mera strategia teatrale (…) Visto che Verdi si sentì colpito personalmente dalle parole del testo della Messa, si rivolse al pubblico con la stessa immediatezza. Tutta l’ampiezza e la profondità dei sentimenti umani – dolore, lamento, tristezza, paura, coraggio, forza, nostalgia, gioia, speranza, conforto – Verdi le seppe riprendere con i mezzi della sua arte. Non a caso sono i solisti – le singole voci umane – a dominare l’insieme sonoro attraverso una gran parte dell’opera. Il coro e l’orchestra però, con le loro vaste possibilità, caratterizzano ugualmente l’espressione scioccante, eccitante, introversa, e la rendono grande. Verdi, da grande drammaturgo, tende a una intonazione del testo completamente personale, spiccata, piena di senso e di efficacia. Me nello stesso tempo s’inserisce nella tradizione della musica sacra italiana. Non mancano né la grande arte polifonica, né le reminiscenze del canto gregoriano e dei salmi. D’altra parte si riconoscono anche la melodia espressiva e la drammaticità di Verdi operista, la sua arte nel plasmare un’armonia raffinata e caratterizzante, un suono vivo, “parlante” e colorito, una dinamica differenziata e piena di sottigliezze, un ritmo scandito con energia.

Tratto dal testo scritto da Giuseppe Sinopoli in occasione del concerto per la Frauenkirche di Dresda

13.14 febbraio 2001.

 

Verdi, Requiem: ho notato nelle prove che hai leggermente sfoltito l’orchestra

Si, perché la ritengo, tranne in alcuni momenti di eccitazione, un’opera molto intima, interiorizzata, che riflette qualcosa dell’Aida. È un lavoro un po’ sfingeo, che richiede molta maturazione e calma interiore.

SINOPOLI & VERDI, Il Gazzettino

del 31 luglio