Verdi: La forza del destino

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Verdi

La forza del destino – (Opera in quattro atti)

2h 58′ 14″

Overture (Sinfonia)
18′ 21″

Atto Primo
54′ 16″

Atto Secondo
54′ 16″

Atto Terzo
59′ 15″

Atto Quarto
38′ 34″

Rosalind Plowright (Donna Leonora)
Agnes Baltsa (Preziosilla)
José Carreras (Don Alvaro)
Renato Bruson (Don Carlo di Vargas)
Paata Burchladze (Padre Guardiano)
Juan Pons (Fra Melitone)
John Tomlinson (Il Marchese di Calatrava)
Jean Rigby (Curra)
Richard Van Allan (Un alcade)
Mark Curtis (Mastro Trabuco)
Petteri Salomaa (Un chirurgo)
Ambrosian Opera Chorus
Philharmonia Orchestra
Giuseppe Sinopoli, direttore

Registrazione: Watford Town Hall, London – settembre 1985 – studio
Direttore di produzione: Gunther Breest
Coordinazione: Claudia Hamann
Direttore dell’incisione: Wolfgang Stengel
Ingegnere del suono: Klaus Hiemann

1° Edizione in LP DEUTSCHE GRAMMOPHON – 419 203-1 – (3 lp) – durata 51′ 53″ – 61′ 06″ – 65′ 31″ – (p) 1987 – Digitale
1° Edizione in CD DEUTSCHE GRAMMOPHON – 419 203-2 – (3 cd) – durata 45′ 09″ – 65′ 27″ – 68′ 11″ – (p) 1987 – Digitale DDD

Questa “Forza del destino” è la seconda incisione verdiana di Giuseppe Sinopoli per la Deutsche Grammophon, dopo la pubblicazione, accolta dovunque con molto successo, del “Nabucco” registrato con i complessi corali ed orchestrali della Deutsche Oper di Berlino. Con l’incarico di direttore principale della Philharmonia Orchestra, assunto nel 1983, i progetti operistici di Sinopoli si sono trasferiti a Londra, e si è annunciata una nuova epoca di registrazioni con quella famosa orchestra, che spesso si dedica all’opera in studio, e di cui il mastro Sinopoli è ora il direttore musicale.

 “La Forza del destino” appartiene al terzo periodo dell’attività compositiva di Verdi. Giuseppe Sinopoli vede il catalogo di Verdi secondo una chiara suddivisione in quattro periodi:

Il primo Verdi, Il Verdi delle idee radicali e dei sentimenti archetipi, delle forme semplici, ma anche delle soluzioni radicali e delle cabalette appassionante eppure non caricate. Poi c’è un periodo intermedio, c’è comprende la “trilogia” , “Trovatore”, ”Traviata” e “Rigoletto”, dove sperimenta diversi modi di unire forma ed espressione. Segue un periodo di straordinario interesse, in cui si forma uno stile completamente nuovo: vi sono anche compresi la seconda versione del “Simon Boccanegra” e “La forza del destino”. E infine c’è l’ultima fase di compiuta maturità, comprendente “Aida” , “Otello” e “ Falstaff”. “La forza del destino” appartiene al terzo periodo, la penultima fase della sua attività.

Parlando della vicenda piuttosto complessa e sconnessa, Sinopoli sottolinea le questioni centrali del dramma, rendendo irrilevante ogni critica sulla incoerenza della trama:

Ciò che maggiormente mi affascina nella “Forza del destino” è l’indagine psicologica della situazione di tre persone unite nel loro tragico destrino; tre persone che sono costrette a fare cose che non vogliono fare: il fato come mancanza di libertà psicologica. Alvaro, sebbene continui ad uccidere, paradossalmente rappresenta l’amore e la pace, e le sue intenzioni sono sempre buone; eppure non è capaci di realizzare ciò che vorrebbe perché l’ambiente lo priva della sua libertà. È probabile cuna delle più nobili figure impersonate da una voce di tenore nelle opere di Verdi. Alvaro ha una fisionomia tragica, ma è comunque una fisionomia forte. Carlo, il fratello di Leonora, è condannato a dare la caccia, a cercare vendetta, ma è un uomo malato, una figura priva di sentimenti positivi. O indossa una maschera o è completamente travestito: non ha una chiara identità e tenta di raggiungerla attraverso la vendetta per offese alla sua famiglia. È sempre prigioniero della sua personale condanna. Leonora corre sempre via, fugge sempre. È pronta a donare il suo amore agli altri, ma è destinata a non amare. Il suo dilemma psicologico è simile a quello di Alvaro, ma Leonora è costantemente in fuga. Questi tre personaggi sono circondati da un mondo freddo e meccanico. Ciò si riflette nella musica con la rigida struttura a numeri chiusi, l’alternanza coro-aria, le figure contrastanti di Preziosilla e Melitone, con la selvaggia tarantella, con i cori dei carrettieri e delle vivandiere: sono tutti meccanismi freddi, visti in drammatico contrasto con una esistenza psicodinamica autentica e profonda, quale si riassume in Leonora, Alvaro e Carlo.

Pensa Sinopoli che questo sia un segno di nuovo sviluppo nel rapporto psicologico tra i personaggi di Verdi e il loro ambiente?

Penso che la ”Forza del destino” sia un’opera in cui i tre personaggi principali, e il contrasto tra questi personaggi e la meccanicità dell’ambiente sono mantenuti in una tensione dolorosa, a causa di una potente dicotomia che non è propriamente tipica di Verdi a quell’epoca e che, davvero, può essere considerata nuova: tre persone che vivono un dramma esistenziale e una massa che non fa esperienza di alcun dramma esistenziale. Nel primo Verdi era spesso il contrario. Il popolo, o il portavoce delle masse, era caratterizzato da sentimenti ed emozioni naturali, e li esprimeva. Nella “Forza del destino” le masse rappresentano, per così dire, il mondo ridotto a stereotipi meccanici: ci sono i soldati che vogliono la guerra, le vivandiere che desiderano ardentemente il piacere, i carrettieri che hanno voglia di bere; i loro freddi volti determinano un forte contrasto con il mondo emotivo e spirituale dei tre protagonisti principali.

 

Nelle opere mature di Verdi la parte orchestrale presente una notevole intensità drammatica, come elemento espressivo autonomo e nella sua funzione di “sostegno” e accompagnamento alle voci sole e al coro. Nella “Forza del destino” sembra che la musica dell’orchestra sottolinei quasi la costante presenza della mano del fato. Inoltre proprio l’istintiva comprensione di questa funzione dell’orchestra nelle opere di Verdi contribuisce a rendere così rivelatrici le interpretazioni di Sinopoli:

Nelle opere di Verdi l’orchestra fornisce l’ininterrotto filo drammaturgico che percorre l’intero lavoro. La musica orchestrale fa sempre percepire la situazione drammatica. In Verdi l’articolazione e la dinamica devono essere sempre esattamente calibrate, cioè poste in rapporto, in ogni minimo dettaglio, con il contenuto e con il testo. Anche le figure così dette “ripetitive” devono essere articolate ed intensificate in modo che divenga vividamente percepibile un forte rapporto tra musica e testo, e tra musica e drammaturgia del momento. Gli ottoni devono suonare con particolare chiarezza e insieme sottilmente differenziati. Possono avere, ad esempio, una importanza archetipa in Verdi, possono essere aggressivi, vividi, e possono anche predire un mutamento come un oracolo, per così dire. Gli ottoni si sentono sempre quando i sentimenti sono giunti ad un culmine, per rinforzare l’intensità di questi culmini di espressione. Ciò significa spesso che gli ottoni sottolineano l’intensità funzionale conclusiva di un sentimento, quasi nella sua forma archetipica. I sentimenti legati alla morte, alla vendetta ed anche all’amore nella sua forma tragica sono sottolineati dalla marcata presenza degli ottoni.

Un particolare contrassegno dello stile interpretativo verdiano di Sinopoli è il fatto che le figure di accompagnamento non sono mai lasciate divenire sostegni monotoni ed incolori per la voce, ma sono viste come entità drammatiche in sé e per sé:

Mio scopo è sempre di legare le figure di “accompagnamento” dell’orchestra alla situazione drammatica attraverso una articolazione ed una caratterizzazione chiara, e con una dinamica ben calibrata. Per me queste figure non costituiscono un accompagnamento, perché hanno una funzione “periodica“ al modo di una iterazione ossessiva rispecchiata nella situazione “drammatica”.

Giuseppe Sinopoli prepara sempre con molta cura il piano di seduta delle registrazioni, per poter lavorare minuziosamente con i cantanti nelle prove al pianoforte e acquisire una completa conoscenza delle caratteristiche vocali e umane di ognuno dei suoi solisti: come respirano e fraseggiano, come producono un particolare suono e come funziona la voce nei registri estremi.

Egli ha una intuitiva capacità di comprendere la voce ed è inflessibile nei suoi sforzi per ottenere il meglio dai cantanti, cosa che lo rende temuto , ma anche amato dai cantanti di tutto il mondo. Agnes Baltsa, che in questa incisione cantava per la prima volta la parte della zingara Preziosilla, era in uno stato di esaltazione dopo le sedute di registrazione con Sinopoli “ E’ stata una collaborazione straordinariamente felice ; vorrei che fosse sempre in un clima rilassato come in questa occasione”!