Strauss: Die frau ohne schatten

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Strauss

Die Frau ohne Schatten, Op.65 – (Opera in tre atti)

3h 04′ 21″

Atto Primo
67′ 55″

Atto Secondo
57′ 02″

Atto Terzo
59′ 24″

Deborah Voigt (Die Kaiserin)
Ben Heppner (Der Kaiser)
Hanna Schwarz (Die Amme)
Hans-Joachim Ketelsen (Der Geisterbote)
Ute Selbig (Ein Hüter der Schwelle des Tempels)
Werner Güra (Die Erscheinung eines Jünglings)
Sabine Brohm (Die Stimme des Falken)
Nadja Michael (Eine Stimme von oben)
Franz Grundheber (Barak, der Färber)
Sabine Hass (Seine Weib)
Andreas Scheibner, André Eckert, Roland Wagenführer (Des Färbers Brüder)
Roxana Incontrera, Claudia Kunz, Helga Termer, Elisabeth Wilke, Nadja Michael (Die Stimmen der Ungeboreren)
Hans-Joachim Ketelsen, Matthias Henneberg, Andreas Scheibner (Die Stimmen der Wächter der Stadt)
Christiane Hossfeld, Barbara Hoene, Angela Liebold (Die Dienerinnen)
Roland Straumer, violino solista
Jan Vogler, violoncello solista
Sascha Miller, glass harmonica
Chor der Sächsischen Staatsoper Dresden
Staatskapelle Dresden
Giuseppe Sinopoli, direttore

Registrazione: Semperoper, Sächsische Staatsoper, Dresden – novembre/dicembre 1996 – live

1° Edizione in CD TELDEC – 0630-13156-2 – (3 cd) – durata 67′ 55″ – 57′ 02″ – 59′ 24″ – (p) 1997 – Digitale DDD

«I due grandi temi della ‘Die Frauohne Schatten’ sono il destino a cui siamo sottoposti e che dobbiamo accettare o sfuggire e la possibilità di mutarlo. L’immobilismo dell’imperatore può essere modificato solo da un impulso che l’imperatrice ha dentro di sé e che la spinge verso l’umanità di cui l’ombra è il simbolo» – spiega Giuseppe Sinopoli alla vigilia della prima dell’opera-fiaba di Strauss, in scena stasera alla Scala. […] La storia della «Donna senz’ombra» è un percorso fantastico in cui si incontrano il mondo superiore degli spiriti e quello inferiore degli uomini, il regno della luna e quello del sole. Protagonista è l’imperatrice, dotata di poteri magici, figlia di Kelkobad signore degli spiriti, e sposa dell’imperatore che l’ha catturata mentre in forma di gazzella (una delle sue tante metamorfosi) correva libera per i boschi. Ma per acquistare l’ombra, che le permetta la fecondità, la regale donna cala dal mondo celeste e assume il peso della condizione umana. Grazie alla sua compassione verso il tintore Barak e sua moglie, dalla quale voleva ottenere l’ombra, a permetterle di salvare l’imperatore divenuto di pietra. Se il dramma della simbologia è complesso, anche il linguaggio musicale della partitura è elaborato. «Strauss nel momento centrale, quello della trasformazione, termina quest’opera in do maggiore. Per lui questa è la tonalità del mutamento, dell’eternità intesa come incessante rifiorire della primavera – spiega Sinopoli. È ben differente l’uso del do maggiore fatto da Verdi, che lo riserva agli assassini. E riesce attraverso il suono a evocare e far vedere immagini e colori. Qui c’è il senso del blu». Sinopoli trova analogie con ‘Parsifal’: «Nel tema della metamorfosi rispetto al destino; anche Parsifal fa una rinuncia mosso da compassione. Questa dolce donna fa uscire l’imperatore dalla sua condizione regale per farlo accedere all’umanità».

di Laura Dubini,

Corriere della Sera, 14.4.1999