Parsifal, poi… tutto Wagner

[…]

Maestro Sinopoli, c’è chi ha parlato di Parsifal sperimentale, quasi laboratoriale per la scelta della forma da concerto?

Diciamo che io non l’ho pensata come una versione alternativa alla messa in scena, bensì come un procedimento utile che ho voluto legare alla tecnica del leitmotiv wagneriano: l’intento era quello di concentrare l’ascolto di chi riceve, per consentirgli di analizzare le interrelazioni fra i leitmotiv. In questo caso, essi funzionano come veri e propri relais tra i vari livelli di coscienza, ed è questo – assai più del semplice aspetto variazionistico – che mi interessava. […]

Questo, con la messa in scena, non è possibile?

Nella messa in scena la comunicazione fra i leitmotiv è definita dal regista in maniera visiva “optische” come dicono spregiativamente i tedeschi. Un ascolto può essere più ricco senza scene.

La sua carriera discografica è coincisa con l’avvento del cd, cosa pensa del cd?

Il cd riproduce il suono in modo numerico: più che il suono, è il “rumore” del suono. Ciò significa una sua immobilizzazione e l’obbligo per l’esecutore ad una fedeltà assoluta, soprattutto con la tecnica stereo-digitale prediletta dalla DGG. Una bella responsabilità.

E l’attività di compositore?

Non l’ho lasciata. Sto cercando di concentrarmi per la stesura di quattro lieder su testi del poeta austriaco Georg Trakl.

da Il Gazzettino 20 maggio 1989
di Roberto Pugliese.