Mahler: Symphonie No.1

Acquista o ascolta su:

Amazon Deutsche Grammophon

Mahler

Sinfonia n.1 in re maggiore “Titano”

57′ 08″

Langsam. Schleppend. Wie ein Naturlaut – Im Anfag sehr gemächlich
16′ 30″

Kräftig bewegt, doch nicht zu schnell – Trio. Recht gemächlich
8′ 10″

Feierlich und gemessen, ohne zu schleppen
11′ 57″

Stürmisch bewegt
20′ 31″

Philharmonia Orchestra
Giuseppe Sinopoli, direttore

Registrazione: All Saints’ Church, London – febbraio 1989 – studio

1° Edizione in CD DEUTSCHE GRAMMOPHON – 429 228-2 – (1 cd) – durata 57′ 08″ – (p) 1990 – Digitale DDD

 

Prima sinfonia di Mahler

Il rapporto di Mahler con la musica a programma è complesso e ancora da approfondire. Lui rifiutava il concetto di un programma descrittivo, non certo di un programma interiore. Romain Rolland scrisse a Strauss chiedendo informazioni sulla sua posizione, e questi rispose di considerarla molto simile a quella di Mahler.

Il problema che vi si affronta è quello del passaggio dalla sofferenza della vita alla morte, ad una nuova trascendenza. Il risveglio della natura, che appare nell’introduzione al I movimento nel suo aspetto più idilliaco, è parte di una mediazione fra il terreno e l’umano, fra cielo e terra, simboleggiata dal perenne e circolare canto degli uccelli. Questi sono visti un po’ come angeli, alla cui iconografia sono anche legati.

C’è poi il rapporto con le molte citazioni, anche di carattere contrastante, di temi e tematiche non legate alla musica colta.

Tutto ciò rientra nell’indagine che va fatta fra oggettivo e soggettivo, in rapporto con la memoria e l’infanzia. La citazione in Mahler non è mai sinonimo di banalità ma è il rinvenimento di un oggetto sonoro localizzato nell’infanzia. Una nevrosi da disadattamento che porta, in quell’epoca, all’allontanarsi dal bello e dal giusto. Prendiamo la Marcia funebre che apre il III movimento. Un senso di perdita è sempre connesso alla morte, e solo dopo questo è possibile ritrovare quei frammenti di memoria immobilizzati dall’infanzia. Non a caso Mahler ha, nelle sue opere, una predilezione per i Landler, danze popolari legate alla campagna e forse ad un periodo felice della sua esistenza. Mahler, ricordando parallelamente una difficile identità culturale, disse di essere “tre volte apolide! Come boemo in Australia, come austriaco in Germania, come ebreo nel mondo. Dappertutto intruso, mai in alcun luogo, desiderato”. Mahler si allontana dalla musica assoluta accettando l’irruzione del privato, sottoponendo nel contempo le forme ad un’indagine psicologica.

 

LA MUSICA COME MEMORIA INTERIORE

di C.D.P. su Il Mattino