AIDA COL BATTICUORE

Lei, Sinopoli, è stato finora un direttore di musica che di avanguardia. Che cosa lo ha spinto a dirigere addirittura un feticcio della lirica come Aida?

Nulla di strano. In questi ultimi tempi ho preso le mie distanze dall’avanguardia storica degli anni Cinquanta. Ma già a Vienna, con Swarosky, avevo studiato a fondo l’opera lirica.

Si dice che lei tenti un’interpretazione intimistica dell’Aida?

Cosa vuol dire intimistica? Né piano, né fiacco, né debole. Vuol dire centrare tutto sul dramma dei personaggi. Questa è l’unica mia assonanza con questo termine. Intendo che anche i momenti corali devono essere visti in connessione col dramma dei personaggi. Un rapporto intimistico si può ottenere anche urlando.

La sua opinione, franca, sull’orchestra della Fenice? Dimentichi di essere veneziano..?

L’orchestra della Fenice riesce a dare, in alcuni momenti, cose che soltanto le grandi orchestre sanno dare. È un’orchestra appassionata, con tutti i pro e i contro che comporta questo aggettivo. Sono stato chiaro?

 

di Paolo Rizzi

IL GAZZETTINO giovedì 26 gennaio 1978