SINOPOLI E LA CHIMERA AUDITORIUM

Sinfonia n.7 in mi minore di Mahler

La Settima è una sfinge: un volto di donna con un corpo di felino segnato dalle ali. È un animale notturno, livido e sinistro; incuboso a tratti; pervaso da fantasticherie e sortilegi quasi imperscrutabili. Emporio d’angosce e dall’allucinazioni. Danza d’una frotta di lemuri vorticosi che Mahler compose sul principiare del Novecento: non solo a testimonianza d’una estrema difficoltà di scrittura, d’un disagio d’espressione musicale, dopo l’esaurimento tanale e cromatico sancito dall’opera di Wagner, ma anche ad effigia impietosa dell’enorme giro di boa che stava allora subendo la civiltà occidentale. È una Sinfonia che patisce insieme e sublima nella dimensione politica la perdita dei valori dello spirito borghese, prossimo alla tragedia. Una lotta, micidiale e pur struggente, tra l’incombere d’una malarealtà e la superstite epicità del soggetto: dell’Io rimasto solo col proprio retaggio di dubbi, ribellioni e petrose melanconiosità.

Ma quel mandolino che affiora dal tumultuare dell’esercito strumentale? Pare schernire e sbeffeggiare il gran rigirio del dramma in atto, con la sua vocetta mingherlina, acuta e tenera.

Mahler che l’abbia impiegato come denunzia dell’impossibilità di conseguire ormai un canto naturalmente e spontaneamente continuo esteso ed abbandonato.

Sinopoli compositore, allievo di Maderna, Boulez, Stockhausen. Tace da nove anni: da quando dette voce al grave e conturbante personaggio di Lou Salomé, protagonista dell’opera omonima. Tacerà ancora? Definitivamente?

No. Nei ritagli di tempo libero che mi consentono le tournée, le registrazioni discografiche, i teatri, i concerti e, soprattutto, gl’impegni cui devo assolvere in qualità di direttore musicale della Philharmonia Orchestra di Londra e della Deutsche Oper di Berlino, mi sto dedicando alla composizione di cinque “Lieder per soprano e orchestra” su testo di Georg Trakl. Poeta austriaco della Decadence, fascinoso e folle, vittima e eroe anch’gli, al paro di Mahler, della crisi dei valori, della Dammerung einer Welt, del crepuscolo del mondo absburgico. Suicida, ma, più veramente, ucciso dal disancoraggio dalle tradizioni, dall’avvento acromonioso degli autoritarismi, delle macchine, del materialismo storico, della plastica. Allucinato; intossicato dal degrado dell’esistere; inghiottito dallo spettro dell’incesto. Scardinandola con inaudite fantasmagorie, Trakl ha reinventato la lingua tedesca. Lirico spasimoso, ritengo che sia intraducibile, poniamo, come un Tristan Corbiere. M’auguro di terminare la composizione dei cinque Lieder entro un anno.

Lei ha compiuto di recente una tournée in Giappone, alla testa del teatro di Bayreuth. Curioso: un direttore italiano, anziché tedesco, per la prima visita in oriente del “sacro tempio wagneriano”.

Abbiamo conseguito un successo trionfante, di cui s’è avuta eco in tutto il mondo, fuorché in Italia (ma questo non è strano, a ben osservare). I nipponici si sono dimostrati entusiasti di Wagner. Biglietti sempre esauriti. I bagarini l’hanno venduti a mezzo milione l’uno. Abbiamo inaugurata a Tokio una sala da concerti che può ospitare fino a 2500 persone e che ha la possibilità di trasformarsi in un teatro d’opera. E, il prossimo anno, inaugurerò a Tokio un’altra sala, ove dirigerò l’integrale delle Sinfonie mahleriane…T okio, ricolma di luoghi acconci all’ascolto della musica; e continua a costruirne. Già. E Roma? è mai possibile che qui non si sappia costruire, dopo cinquant’anni di ridicola attesa, un auditorium? Mi domando, sulla base di questo scandalo-burletta capitolino, che paese siamo e quale coscienza culturale possiamo a buon diritto vantare?

 

di Enrico Cavallotti

IL TEMPO 28.10.1989