Scriabin: Symphony No. 3 “Le Divin Poème”; Le Poème de l’Extase

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Scriabin

Sinfonia n.3 “Le Divin Poème”, Op.43

49′ 03″

Lento
1′ 07″

Luttes (Allegro)
23′ 54″

Voluptés (Lento – Vivo)
13′ 14″

Jeu divin (Allegro)
10′ 48″

Glenn Dicterow, violino solista
Philip Smith (Op.54), tromba solista
Andreas Juffinger (Op.54), organo
New York Philharmonic Orchestra
Giuseppe Sinopoli, direttore

Registrazione: Manhattan Center, New York – gennaio 1988 – studio

1° Edizione in CD DEUTSCHE GRAMMOPHON – 427 324-2 – (1 cd) – durata 69′ 43″ – (p) 1989 – Digitale DDD

 

… Opere di transizione. Come i vasi greci della sua collezione archeologica. In alcuni particolarmente celebrati, figure nere e rosse raccontano attraverso scene-simbolo come si pensava, si viveva e si moriva nell’Atene del 530 avanti Cristo.

Infatti non colleziono oggetti, ma idee. Mi interessano quei periodi di crisi che racchiudono la fine di qualcosa e già contengono quel che verrà. Fino a un paio di secoli fa questi vasi li chiamavano ancora etruschi. In uno dei miei più belli Eracle viene sostituito da Teseo con il Minotauro, come a celebrare la nuova Atene che sta sul punto di liberarsi dell’influenza di Pisistrato per lanciarsi nell’epoca di Pericle…

 

Una delle sue incisioni più apprezzate, soprattutto dai recensori anglosassoni, è quella del ‘Poema dell’estasi’ di Scriabin, altro autore di confine. Anche se vi si intravede una maggior precarietà dal punto di vista dell’analisi strutturale. Diverso il suo approccio, o carente il suono della New York Philharmonic?

Bisogna filtrarla attraverso il mio amore per il poeta Aleksandr Blok e il simbolismo russo. Nell’articolazione strutturale utilizzo più gli apparati simbolici che quelli analitici. Penso che con un’analisi razionale di questo brano, molto si perderebbe. Nel ‘Poema’ simbolo e struttura sono fortemente impregnati l’uno dell’altra. I simboli forti hanno un contenuto ideogrammatico. Se ad esempio l’albero è il simbolo della vita, eccolo ripercorrere i significati reali dell’albero…

 

tratto da un’intervista di Riccardo Lenzi

GIUSEPPE SINOPOLI,

UNA BACCHETTA SCOMODA

24.04.2001

l’Espresso