
Puccini
1h 08′ 33″
José Carreras (B.F. Pinkerton, tenente della marina degli Stati Uniti)
Teresa Berganza (Suzuki, servente di Cio-Cio-San)
Juan Pons (Sharpless, Console degli Stati Uniti a Nagasaki)
Anthony Laciura (Goro, Nakodo sensale di matrimonio)
Ambrosian Opera Chorus
Philharmonia Orchestra
Giuseppe Sinopoli, direttore
Registrazione Watford Town Hall, London – aprile 1987 – studio
1° Edizione in CD DEUTSCHE GRAMMOPHON – 427 358-2 – (1 cd) – durata 68′ 33″ – (p) 1988 – (c) 1989 – Digitale DDD
Parliamo della sua attività artistica. Forse quello con il soprano Mirella Freni nel nome di Puccini (‘Manon Lescaut’, ‘Madama Butterfly’, ‘Tosca’) è stato il sodalizio più lungo e fruttuoso?
Quanti ricordi: Vienna, la tournée in Giappone. Mirella aveva già inciso la ‘Butterfly’ con Karajan. Mi disse, prima dell’inizio delle prove, che per lei rifarla sarebbe stata una vera impresa. ‘Mi commuove troppo’, si giustificò. Mi pareva esagerata. Ma quando iniziammo a registrare capii: dovemmo ripetere le sedute decine di volte, e tutto per l’enorme carica emotiva che la piegava, affliggeva, conturbava. Un’artista di grande onestà morale, disponibile a cercare nuove vie interpretative, nuovi orizzonti culturali. Solo il baritono Renato Bruson ha una simile capacità di far coincidere l’espressione con la parola, la esplora con tutta la carica semantica che vi è contenuta. E ciò non è dovuto a un lavoro intellettuale, ma a un istinto privilegiato.
Sempre a proposito della ‘Butterfly’, ma la sottolineatura potrebbe valere per tutta la musica del lucchese e le sue interpretazioni, Enzo Siciliano scrive che vi è predominante una «melodia irrisolta di temi che si fermano estaticamente su se stessi, cellule mai soggette a divenire ma a distruggersi»
Puccini rappresenta il corrispettivo dell’indagine espressionista trasportata nel sistema borghese italiano. I suoi sono sentimenti e motivi forti, originari, ma non letti astoricamente come Verdi. Piuttosto trasportati espressivamente nell’ambito delle piccole relazioni borghesi. Tosca è una donna fragile alle prese con i suoi amanti. Al contrario, i verdiani Don Carlos e Elisabetta sono l’archetipo dell’amore, valido in ogni luogo e in ogni tempo. In questo contesto comprendo la simpatia che Arnold Schönberg aveva per Puccini: quegli stessi argomenti stimolavano, nella borghesia tedesca, l’indagine freudiana. Il parallelo fra Verdi e Puccini è fondamentale, come quello fra Wagner e Richard Strauss. La ‘Salomè’ di quest’ultimo riunisce la sensualità morbida e coloristica di un Gustav Klimt avvolta su quella aspra ed essenziale d’un Egon Schiele. Eccovi tracciate le coordinate dei miei interessi. Wagner e Verdi vi rappresentano il momento universale. Strauss e Puccini l’adattamento degli archetipi alla storia e alla società.
tratto da
GIUSEPPE SINOPOLI, UNA BACCHETTA SCOMODA
di Riccardo Lenzi
24.04.2001
l’Espresso