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Essere oggi qui a Padova è per me un segno di affetto verso una città che mi ha ospitato per sei magnifici anni e verso tanti cari amici, primo di tutti Claudio Scimone, cui sono legato da particolari vincoli di devozione e al quale desidero dedicare almeno l’eroica di Bethoven.
Per questo concerto l’incompiuta di Schubert e la terza sinfonia di Beethoven deve certamente rispondere ad un suo preciso disegno artistico. Quale?
Per Schubert è una ragione affettiva. L’Incompiuta è legata alla mia giovinezza, al mio primo concerto che diressi 17 anni fa alla Fenice. Si tratta di una delle pagine più drammatiche di tutta la letteratura romantica. C’è dentro tutta la nostalgia per l’incapacità di raggiungere qualcosa, un bene , un momento di felicità che qui è solo sognato ma mai realizzato.
E l’Eroica di Beethoven?
È un’opera che mi occupa mentalmente da tanto tempo. Qui si tende ad altissimi livelli per dire che il bene, che tutto ciò che costituisce il fine ultimo dell’Uomo , può essere raggiunto solo con la sua volontà . Vi sono espressi tutti i più grandi ideali, soprattutto quello della pace: una pace politico militare , cioè esterna, non disgiunta da una pace interiore. E fra le due sinfonie, l’Incompiuta e l’Eroica, c’è indubbiamente un nesso non apparante, ma sottinteso: la costruzione di un uomo in cui coincidessero i valori della metafisica con quelli della politica.
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di Paolo Accattatis
A PADOVA