L’idea di portare la musica negli Ospedali era nata nella mente di Giuseppe Sinopoli come parte essenziale del suo progetto musicale per Roma e della funzione sociale che la musica deve assolvere. Ciò significava favorire l’accesso ai luoghi della musica dei gruppi sociali che per motivi diversi non riuscivano ad accedervi, ma anche portare la musica nei luoghi del lavoro e della sofferenza.
“Il mondo della musica – affermava Sinopoli inaugurando al Policlinico Gemelli l’iniziativa Musica negli Ospedali – è anche il mondo degli affetti espresso attraverso materiali semantici complessi la cui decifrazione può anche non essere necessaria per intendere il messaggio trasmesso. Il miracolo della musica sta proprio in questo: di essere come una luce che entra in tutti gli spazi del tempio della nostra anima. Questa luce è soprattutto consolazione: nel silenzio alcune volte insopportabile della solitudine in cui lo stato di malattia spesso ci rinchiude la musica diventa un compagno di viaggio, ci prende per mano e nella compassione – intesa come soffrire insieme a qualcuno – ci accompagna per un tratto della nostra esistenza”.
Su questa ispirazione originaria ha preso corpo successivamente l’iniziativa Giovani Artisti per l’Ospedale promossa nel Policlinico Gemelli da Pietro Bria, docente di Igiene Mentale e da Andrea Cambieri, dirigente medico della Direzione Sanitaria. L’iniziativa, giunta ora al suo sesto anno di vita, utilizza la musica per un progetto di ascolto e di solidarietà rivolto ai pazienti e alla sofferenza di cui sono portatori. L’esperienza è resa possibile dalla collaborazione volontaria offerta da giovani artisti dei Conservatori di Musica – il “Licinio Refice” di Frosinone e l’ “Alfredo Casella” di L’Aquila – coordinati dal Maestro Alessandro De Luca.
E così ogni mercoledì la hall del Gemelli, aperta com’è alla vita dell’ospedale che le scorre intorno, accoglie pazienti, familiari, visitatori e operatori sanitari per una esperienza di ascolto in cui si rinnova periodicamente il miracolo della musica che, radicata com’è nel mondo degli affetti, acquista il potere di metterci in contatto con i livelli più profondi della nostra anima e, al tempo stesso, di disporci all’ascolto e all’accoglienza dell’altro. L’altro che è anche parte di noi quando si trova esposto al dolore, alla paura, al sentimento della perdita e della solitudine, al bisogno di aiuto e di protezione che ci accomuna come esseri umani.
Per questa sua funzione che dalle origini le viene riconosciuta, la musica finisce per avere effetti terapeutici che hanno la loro base nell’aiuto che essa offre a ricomporre quell’equilibrio o armonia tra corpo e mente che lo stato di malattia ha bruscamente interrotto o addirittura messo in crisi. E l’Ospedale – che è luogo dell’accoglienza , dell’ascolto e della cura – può diventare attraverso la musica anche occasione per un’esperienza di rinnovato incontro con noi stessi e con gli altri.
Il testo che segue è stato inviato da Giuseppe Sinopoli ai pazienti del Gemelli nel giorno inaugurale dell’iniziativa Musica negli Ospedali e riflette bene non solo il senso più profondo di essa, ma anche l’essenza più genuina della vocazione artistica del Maestro e del suo fare musica. Il progetto “Musica negli Ospedali” è stato poi riproposto negli ospedali di Taormina e Messina, grazie alla collaborazione con il Conservatorio di musica di Messina.
Pietro Bria
Si riporta il testo della lettera inviata da Giuseppe Sinopoli ai pazienti del Policlinico A. Gemelli di Roma, nel dicembre 2000.
Sono veramente felice che l’iniziativa di portare la Musica negli ospedali continui il suo percorso. Sarei stato volentieri con voi per continuare ad imparare i profondi legami che passano tra il dolore e la sublimazione di esso attraverso un’attività dello spirito.
So bene che questa parola è oggi malintesa o sfruttata in ambiti ingenui che rasentano l’animismo. Tuttavia lo Spirito è ciò che ci permette di elaborare il dolore, di superare la difficile realtà, per procedere verso mete illuminate dall’utopia della speranza.
La musica è forse il momento in cui l’uomo raggiunge, con i suoi sensi e con il suo intelletto, i confini estremi della materia: ciò che è impossibile misurare, quantificare, toccare.
La musica è quantità, misura, nel periodo in cui viene scritta o nell’attimo in cui lo strumento, stimolato dal musicista, la produce. Qui si compie un salto misterioso: quello che noi ascoltiamo è immateriale e nell’attimo in cui lo percepiamo sparisce per diventare memoria. La musica è il segno più sublime della nostra transitorietà. La Musica, come la Bellezza, risplende e passa per diventare la memoria, la nostra più profonda natura.
Il superamento del dolore è necessario perché la nostra vita riacquisti il senso della Bellezza. Forse la Musica con la sua impalpabile bellezza, ci può aiutare.