Ho visitato un tempio e incontrato un monaco buddista vecchissimo e arguto. Abbiamo parlato. Ad un certo punto si è allontanato per tornare dopo un minuto almeno con un grande vaso di fiori diversi “questa è un’orchestra – ha sussurrato, e poi indicandomi un piccolo vaso con un solo fiore dal lungo stelo – quello è il Giappone” ha aggiunto, donandomi questa semplice metafora floreale. Come faccio a non amarlo questo paese? E il pubblico? Il pubblico aspetta, non comunica, ma il suo silenzio è presenza e passione e rispetto. È sensibilità e competenza. Tanti anni fa era solo attenzione, ora non più, la musica dell’occidente è anche per loro un modo per cercarsi.
Werner Resel, violoncellista della Filarmonica di Vienna, è il presidente eletto dell’unica orchestra democratica del mondo. Non sarà che il pubblico giapponese piace tanto perché non punisce?
È vero, non puniscono, non correggono, lasciano scorrere gli errori, a chi li fa – precisa sorride – ma quanto sa essere gelido alla fine quell’applauso insoddisfatto.
tratto da un’intervista
di Marco Panara
La Repubblica 17.04.1992