MAHLER E WEBERN? AL PIANO DI SOPRA

IL TEATRO di Documenti, come forse il lettore sa, è un bellissimo spazio teatrale ideato e realizzato da Luciano Damiani sulle falde del monte Testaccio a Roma, scavato nelle cantine settecentesche ormai in disuso. Lo spazio è davvero inventato, ma affascinante: vi sono due piani, uno superiore e uno inferiore, e i piani comunicano attraverso scale, botole, minuscoli passaggi, è inoltre possibile una parziale visione, da un piano, di ciò che accade nell’ altro. Lo spettacolo di Luca Ronconi con Branciaroli su Céline sfruttava questa possibilità. Ora, come Ronconi, anche Giuseppe Sinopoli, fa parte della cooperativa del teatro fondato da Damiani. Perciò lo spazio è pensato anche per la musica. Naturalmente per un modo particolare di fare musica. Sinopoli ha proposto in questo spazio, infatti, il giovanile Tempo di Quartetto di Gustav Mahler insieme a brani di Anton von Webern, dal giovanile (1907) Quintetto alla stupenda Sinfonia op. 21 del 1928 e all’ ancora più sconvolgente Concerto op. 24. I musicisti si sono disposti nel piano superiore e il pubblico è stato sistemato in quello inferiore, di modo che la musica si ascoltava, ma non si poteva vedere chi la suonasse. Corridori e canali, oltre a botole e aperture, filtrano il suono, che arriva di fatto dal piano superiore, ma con l’ impressione che giunga da una specie di cavità interiore della mente. E’ un’ esperienza straordinaria. L’ attenzione è obbligata a concentrarsi davvero nell’ ascolto della musica, che finisce per avvolgere l’ ascoltatore, penetrarlo con una rete limpidissima di suoni. I brani giovanili, di Mahler e di Webern, erano necessari a far capire la direzione in cui l’ interpretazione si muove: quella di una restituzione della musica di Webern alle funzioni espressive per le quali è nata. Webern era addirittura ossessionato dalla ricerca di espressività, di effetti di rubato, di dolcezze di canto anche minime. E questo ha messo in rilievo l’ interpretazione di Sinopoli, assecondato con duttilità e chiarezza dall’ Ensemble Ferruccio Busoni (Franco Vichi, flauto; Luciano Martuscello, Paolo Capponi, corni; Massimo Conte, oboe; Palmiero Giannetti, clarinetto; Carlo Failli, clarinetto basso; Mauro Bartoletti, tromba; Angelo Tortora, trombone; Patrizia Radici, arpa; Silvia Cappellini, pianoforte; Diego Conti, Alexandra Stefanato, violini; Augusto Vismara, viola; Luca Signorini, violoncello). Il successo non poteva mancare, calorosissimi gli applausi per tutti. A metà della serata (alla quale ha collaborato anche il CIDIM/CIM Unesco), lo stesso Sinopoli è sceso a parlare con il pubblico, a spiegare le ragioni di un ascolto così particolare. Il pubblico ha dialogato. Una volta tanto, più che a un concerto, si stava insieme in un luogo dove insieme si fa musica. Gli uni per gli altri.

di DINO VILLATICO