Ho diretto la “Fanciulla” solo a Berlino, dieci anni fa. Fu dura farla accettare dai tedeschi, mi chiesero se fossi impazzito ma alla fine si convinsero anche loro.
La “Fanciulla” è un caso complesso: se si vuole demolirla, si inizia dal libretto e dall’argomento e non si finisce più . Ma quello che interessa è la capacità di Puccini di estrapolare dal testo le situazioni. Come se egli bloccasse l’azione con una serie di “zoomate”, creando un processo di grande efficacia teatrale. Si perde il carattere archetipico e astratto che troviamo in Verdi. In Puccini le situazioni individuali sono definite ossessivamente e la sua genialità assoluta sta nel sottolineare gli aspetti nevrotici. La musica nasce come supporto e descrizione degli eventi, in un cangiare continuo che porta al caleidoscopio vorticoso. Da qui la difficoltà nel dirigere. Mi sono sempre battuto per un Puccini diverso. Mi sono disperato nel cercare un elemento biografico che contenesse una meditazione fondamentale sulla vita. Non l’ho trovata.
Giuseppe Sinopoli