E Sinopoli celebra il Parsifal

 

Un’ora e quarantotto minuti: la durata del primo atto del Parsifal che soddisfa particolarmente Giuseppe Sinopoli. Supera solo di un minuto quella che Richard Wagner chiedeva a Hermann Levi, il primo direttore dell’opera. La riteneva ideale per coniugare il tempo solenne del rito e la tensione della narrazione. Ma Arturo Toscanini arrivò a due ore e venti. La ricerca di una scansione interiore del racconto, di un respiro coerente, rispecchia la più recente tendenza interpretativa di Sinopoli quando affronta il repertorio, a lui prediletto, di fine Ottocento e primo Novecento: con Wagner, Mahler, Strauss e la scuola viennese. Un’attitudine lirica, dalla quale si staccano, nel rilievo dato ad una più marcata intensità del suono, a più conflittuali rapporti tra le sezioni dell’orchestra, i momenti in cui la ritualità del Parsifal, il cammino verso la redenzione, cede alla violenza dei sensi e della vendetta. Una Kundry più tagliente (Linda Watson) meglio avrebbe sottolineato questa intenzione del direttore, che si avvale delle voci autorevoli di Hans Sotin, Andreas Schmidt, Ekkehard Wlaschiha, Matthias Hòlle (Gumemanz, Amfortas, Klingsor, Titurel), di un Parsifal corretto, ma poco incline al mistero (Poul Elming). L’allestimento è ancora quello di Wolfgang Wagner, riuscito nella solennità delle scene corali, meno nel lavoro sui singoli. Mediocri le coreografie di Ivan Marko. Si replica ancora il 14, 17 e 20 agosto. Giuseppe Sinopoli tornerà a Bayreuth nel 2000, per un nuovo e atteso allestimento della Tetralogia. Questa sera, giovani interpreti italiani sostenuti dall’attivissima Associazione Wagner di Venezia celebrano i 250 anni dall’inaugurazione del Teatro d’opera di Bayreuth, intatto capolavoro rococò di Giuseppe Galli Bibiena. Il concerto rientra in un programma di scambi tra le città di Bayreuth e Venezia, dove Wagner morì.

[s. e]