A New York Sinopoli ha diretto Cerchio

TORINO.

«Aurora», titolo beneaugurante, ha fatto colpo subito, ha conquistato il direttore d’orchestra Giuseppe Sinopoli e il pubblico di New York. Costituita da quattro interludi sinfonici che fanno parte della «Missa Aurea», di Bruno Cerchio, torinese, docente al Conservatorio di Milano, laureato in filosofia e giovane compositore affermato in Europa, l’altro ieri sera è approdata, con successo, alla New York Philharmonic, diretta proprio da Giuseppe Sinopoli. Un evento importante non soltanto per Cerchio, ma per tutta la musica italiana contemporanea che egli rappresenta. E’ la prima volta che pagine di un giovane compositore vengono eseguite dalla prestigosa filarmonica newyorchese. «Aurora», che ha radici culturali antiche, è una parafrasi alchemica della musica composta da un prete nel ‘500. Ma l’orizzonte più ampio resta comunque la «Missa» per soprano, contralto, doppio coro e orchestra che sarà eseguita nel settembre del ’91 al Festival di Berlino. «La Missa nasce da un’idea oratoriale che ho avuto nell’80 ed i cui schizzi pianistici avevo sottoposto all’attenzione di Sinopoli. Nell’85 “Aurora” è stata eseguita dall’orchestra dell’Accademia di Santa Cecilia, l’anno scorso dalla Israel Philharmonic ora — ha detto Cerchio — sono felice dell’evento di New York». Dice il compositore: «”Missa Aurea” e “Aurora” nascono dall’intenzione di recuperare alla musica il suo originario valore fortemente simbolico, diretta conseguenza dell’altra mia attività di saggista di argomenti esoterici e tradizionali. “Missa” e “Aurora” sono una piccola cellula di 3 suoni continuamente rielaborata e sviluppata in modo che coinvolga la musica del passato e del presente: il sinfonismo ottocentesco, per fare un esempio, o le avanguardie storiche. Il tutto — osserva — considerando che il lavoro di preparazione dei materiali sonori è basato sulla concezione pitagorica: il valore dei numeri strettamente connesso ai colori che nel significato esoterico essi posseggono». E’ musica di difficile ascolto? «E’ pensata per un pubblico che frequenta i concerti, e che ritengo abbia un suo fascino, tanto che in Israele, in Germania viene eseguita insieme a Beethoven e Ciaikovskij. A New York, il pubblico l’ha accolta positivamente». Fra musica e alchimia dunque: nel senso più nobile. Da studioso. Bruno Cerchio sta lavorando a un libro su «Atalanta Fugiens», trattato del 1614, del tedesco Micael Maier; ma ha giù pubblicato numerose voci per A «Dizionario enciclopedico universale della musica e dei musicisti (Utet); «Musica tra tempo e spazio», «L’ermetismo di Dante» e «Maschera immortale», saggio sui Misteri dei Greci.

Armando Caruso