SINOPOLI: E’ UNA RIVOLUZIONE

QUAL E’ L’ OPINIONE di un grande direttore, uomo ovviamente, sull’inadeguatezza o meno delle donne sul podio e sui motivi dell’esiguità del numero di direttrici?

“Idiota pensare che la donna non sia adeguata a questo lavoro da un punto di vista tecnico, spirituale, culturale. Ma il problema è legato a una divisione di funzioni tra uomo e donna, non solo esterne e sociali (l’ organizzazione del lavoro) ma anche interne: il concerto, che è il recupero in epoca moderna di funzioni rituali, celebrative, fa parte delle seconde. Sono cose da analizzare non dal punto di vista etico, qualitativo,
di ‘diritto a’, ma in una prospettiva storica. E l’ uomo, dalla civiltà greca in poi (gli antichi, come i sumeri, avevano intuito l’ importanza della donna in ambiti creativi e rituali), si è sempre posto come sacerdote e re, appropriandosi dell’ espressione creativa come ricostruzione della realtà e movimento nel campo del rituale”.
“Storicamente la musica è una funzione legata al rito religioso e a quello regale: celebrare la liturgia, accompagnare la danza di corte o il cammino alla guerra. Dall’ Ottocento in poi è diventata una funzione a sé stante, non più destinata al palazzo e alla chiesa ma a un luogo delegato, la sala da concerto. E l’ aspetto rituale si è accentuato in quest’ arte sospesa in un tempo non reale.
Si va a un concerto come se si entrasse al tempio, l’evento esige certi abiti e forme. Oggi tutto questo sta cambiando, le regole si sovvertono,
a Londra nei concerti classici compaiono i jeans, si assiste a una progressiva demolizione della ‘ cultura’ nel senso di tradizione storica radicata.
L’ accesso delle donne al podio fa parte di questo movimento”.

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